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Comune di Malesco

Comprende nel suo territorio la Valle Loana, spettacolare ingresso alla Val Grande, area selvaggia e ricca di storia. Un tempo, i quartieri in cui il Comune era diviso erano quindici, ma il riordino amministrativo del 1871 ridistribuì le zone in sei vie e dodici vicoli.
Nel territorio di Malesco, in Val Loana, si trovano affioramenti di marmo bianco e anche le cave di calcare nero grafitoso, che un tempo era utilizzato per fare la calce. Per essere cotto doveva stare al fuoco per otto giorni nelle fornaci, ancora oggi visibili.
La piazza di Malesco è il risultato di un drastico cambiamento effettuato nel 1861. La chiesa è dedicata ai Santi Pietro e Paolo; essa ha una sola navata sulla quale si affacciano sei cappelle che conservano quadri a olio di alcuni tra i maggiori pittori vigezzini, in particolare gli esponenti della famiglia Sotta.
Sopra la e porte laterali, sono esposti due grandi teleri, opera del pittore Roman Bartolomeo di Madrid: uno rappresenta San Gerolamo e l'altro San Giovanni Battista, entrambi donati dal benefattore Pollini nel 1857.
Gli affreschi del presbiterio furono eseguiti nel 1768 da Pietro Molgiani e rappresentano il martirio di San Pietro e quello di San Paolo, con una resa estremamente realistica e sanguigna.
Gli affreschi delle cappelle, invece, sono opera di Giovanni Valtorta (eseguiti nel 1864): estremamente didascalici, rispondono all'esigenza di far comprendere ai fedeli il messaggio di salvezza.
I maggiori lavori di ristrutturazione della chiesa vennero eseguiti nel 1705.
A lato della chiesa, si trova l'elegante Oratorio di San Bernardino, la cui ricostruzione risale agli anni 1772-1777. Esso apparteneva alla Confraternita omonima.
In esso, la cupola con la Gloria di San Bernardino da Siena e le Virtù Cardinali nei pennacchi, di grande luminosità, sono opera del pittore Giuseppe Torricelli di Lugano.
La volta del coro, invece, venne affrescata da C.G.Peretti con putti, vasi di fiori e motivi ornamentali.
A Malesco è imperdibile l'Oratorio del Gabbio, costruito tra il 1723 e il 1727 incorporando un'antica dolcissima immagine della Vergine delle Grazie, la cui immagine era venerata dagli anni della peste del 1513.
Il terreno su cui sorge l'Oratorio è chiuso tra il letto del corso d'acqua e il versante della montagna, nel cosiddetto "gabbio", da cui il nome dell'Oratorio.
Gli affreschi dell'edificio, fortemente deturpato dalla devastante alluvione del 1978, sono di Giuseppe Mattia Borgnis.
Non troppo lontano dall'Oratorio, nei pressi del Rio Secco, si trovano i segni che indicano l'esistenza di un culto magico-pagano precristiano: un masso coppellato e il sasso "scivolone", così chiamato perché anticamente le donne vi si sfregavano come rito legato alla fecondità.
La frazione di Zornasco vanta la presenza di un bel mulino, il mulino "dul Tacc", oggi acquistato dal Comune e in via di ristrutturazione. Esso è dotato di un frantoio particolarmente utilizzato, un tempo, per la frantumazione della fibra della canapa, preziosissima in Val Vigezzo, perché coltivata per tessere la tela da cà, la tela con la quale si facevano camicie, lenzuola, ecc.
La Chiesa di Zornasco è dedicata a San Bernardo da Mentone e origina da un piccolo oratorio datato 1457 (corrispondente all'attuale sacrestia, dove è conservata una Madonna Addolorata in cera del XVII secolo). L'edificio è ad una sola navata.
In esso, la statua della Madonna Addolorata, giunta da Vienna, data 1848 ed è dono di Pietro De Zanna, emigrante inventore del calorifero ad aria calda.
Usciti dalla chiesa, è d'obbligo un'accurata sosta davanti alle stazioni della via crucis, così sapientemente collocate intorno all'edificio. Alcune di esse sono opera dell'affreschista vigezzino Lorenzo Peretti (1774-1851).
Prima di raggiungere Finero, l'altra frazione di Malesco, si incontra l'Oasi del WWF, a Pian dei Sali, un'area pianeggiante che si apre dopo i tornanti di Scopello.
L'Oasi si caratterizza come un tipico ambiente umido di montagna. La specie anfibia maggiormente diffusa è la rana temporaria, le cui peculiarità sono il mantello bruno-arancio e l'adattabilità che le permette di vivere anche oltre i 2500 metri.
Giunti a Finero, la prima sosta è nei pressi del cimitero, vicino al monumento dedicato ai partigiani: sono le tracce che ricordano la resistenza ossolana.
La chiesa del paese è dedicata a San Gottardo, ad una sola navata, con un altar maggiore chiuso da una bella balaustra in marmo policromo che segue un disegno curvilineo. Gli affreschi sono firmati Peretti-Borgnis.
Nuova struttura da segnalare: il bellissimo Museo del Parco Nazionale Val Grande, allestito nell'antica casa Cioja, di cui conserva affascinanti retaggi, sede espositiva del Parco e struttura utilizzabile anche per mostre temporanee.